Luisa: io privilegiata perché appartengo a un popolo nato dal Servitore di tutte le inquietudini umane
Nella foto: Ucraini profughi in primo piano, insieme a persone di diverse nazionalità e religioni
Leggendo il numero di Tracce di dicembre, che ha come tema il grido di dolore del Papa per la guerra e la richiesta di accompagnarlo nella "profezia per la pace" e il volantino di CL sulla guerra in Ucraina (leggi il volantino) , non ho potuto fare a meno di pensare a quello che avevamo vissuto domenica scorsa (18 dicembre 2022).. Infatti al pranzo di Natale del Banco di Solidarietà Piccinini (che, dopo gli anni della pandemia, siamo finalmente riusciti a riprendere), è accaduto qualcosa di molto significativo. Oltre al clima festoso che ha contagiato tutti i 170 partecipanti, chi il pacco alimentare lo porta e chi lo riceve, è accaduto un fatto straordinario: è intervenuto l'Imam della moschea di Milano-Via Padova. Nel suo saluto, molto amichevole e cordiale , ha detto di sentirsi fra amici e ha riconosciuto in don Giussani, di cui aveva letto in arabo Il senso religioso, l'origine di questa esperienza di fraternità.
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L'Imam Mahmoud Asfa
In quel momento mi sono sentita veramente una privilegiata, nel senso che dà a questa parola un sacerdote camerunense del Pime che è attualmente nella nostra parrocchia (San Mauro, Gessate) e che saluta coloro che partecipano alla messa feriale come privilegiati per avere un'occasione in più di essere vicini a Gesù.
Io ho percepito chiaramente di essere privilegiata per avere davanti agli occhi un segno evidente che la pace è possibile, e che si può costruire accompagnando il Papa in questa profezia per la pace attraverso tanti gesti di pace come quello che stavamo vivendo li. Privilegiata per il gesto che stiamo costruendo con il centro culturale del mio piccolo paese, dove gestiamo un corso di italiano per stranieri che mi permette di avere un incontro umano con uomini che hanno le mie stesse " aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità". Privilegiata perché ciò che mi permette di riconoscere questo privilegio non è una spiccata sensibilità, ma l'appartenenza al popolo nato da un uomo "servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane" che ci permette di non essere indifferenti a nulla e quindi davvero di crescere "nella fede come dono che dà senso, ampiezza umana e speranza alla vita".
Luisa - Gessate