Questa è la sorpresa del Natale. Don Emilio la spiega con la parabola (vera) di Marcelino
Usciamo un mattino per inoltrarci un poco nella foresta amazzonica: il giorno precedente l’abbiamo fatto in barca, questa volta in macchina. Rimango senza parole di fronte a boschi fittissimi di eucalipto che costeggiamo per quasi due ore (!). Poi termina l’asfalto e comincia lo sterrato rossiccio. Di tanto in tanto incrociamo un camion che ci viene incontro a fari accesi e alzando una polvere incredibile. A tratti, a bordo-pista, la segnalazione chilometrica, unico punto di riferimento: chilometro 98, chilometro 99, 100 ...
La guida di padre Ignazio, che mi fa sussultare ad ogni buca, sembra fatta apposta per rompere la monotonia della strada infinitamente diritta. Si vede che il percorso gli è familiare, le brusche frenate avvengono in concomitanza di luoghi che lui conosce bene: una baracca semi abbandonata, una enorme segheria, un villaggetto di 7/8 case ... Vi aveva trascorso i primi anni della sua missione in Brasile e la capanna che ora mi mostrava era la chiesina nella quale celebrava in visita alle famiglie.
Mi chiede, di colpo, se accetto una sosta. Attraversiamo un grande ponte e duecento metri più in là ci fermiamo. E’ il chilometro 123 o giù di lì. Usciamo dalla macchina. Lo sento gridare un nome: “Marcelino!” Nulla, solo il guaire di cani. Insiste. Fino a che compare un ometto, sui 60 e a torso nudo, uscito da una grande baracca. Sobbalza, quando si sente chiamato di nuovo.
I due, a grandi passi, si avvicinano ... per un abbraccio che mi rimane scolpito nella memoria. “Marcelino, ti ricordi di me? Ti ricordi...?” L’abbraccio dura pochi secondi ma racchiude tantissime cose. Ho chiara la percezione che mi trovo davanti a qualcosa di grande. Come sono grandi lo stupore sul volto di Marcelino, lo sbalordimento. Come per dire: ma sei qua per me? Solo per questo? Non hai nulla da domandarmi? Sulla porta, graffiata e ingiallita, l’immagine di Nossa Senhora di Aparecida. Sbircio nella casa di quell’uomo e vedo solo cose vecchie e in disordine, davanti a casa un casco di banane, e qualche scimmietta. Ma per Marcelino c’è tutto quel che “basta”, nella sorpresa di un abbraccio. Uno era venuto a visitare proprio lui, povero, era venuto solo per lui…
Amici, quel giorno, d’un colpo, ho inteso cosa è l’Incarnazione, cosa è il Natale: Lui viene proprio per me! Per me che ho poco da offrirgli, per me che sono un poveraccio. E’ quanto auguro di vivere a ciascuno di voi.
Buon Natale!
don Emilio